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.Provi, provi pure il divino piacere di far bene, edi sentirsi chiamar padre da otto milioni di uomini.Mase Iddio lo accieca o i ministri lo ingannano, se vuol con-tinuare il dissennato rigore, e vuole più ceppi e più san-gue, consideri che la causa nostra è causa di civiltà e direligione; che Dio e il suo vicario parlano per noi; che labilancia italiana deve necessariamente equilibrarsi; chené normanni, né svevi, né angioini, né durazzani, né ara-gonesi furono più di quattro che frenarono il napolitanocavallo, ed egli potrebbe essere il quarto ed ultimo deBorboni; che quest anno  47 è stato per quattro secoliterribile nel regno; che le opinioni sono più forti decannoni; che tra i soldati ci è popolo ed uomini che pen-sano, soffrono, e parlano; che l Europa e Dio ci guarda-no ed attendono; che chi si oppone al corso eterno delleLetteratura italiana Einaudi 180 Luigi Settembrini - Ricordanze della mia vitacose e delle opinioni rovina irreparabilmente.Non sonominacce ma consigli.Troppo sangue si è sparso: se nevorrà altro, gli ricadrà tutto sul capo: il mondo saprà chenoi siamo stati disperatamente provocati».E appresso a questa scrissi una lettera a Pio IX, unalettera ai soldati dell esercito e della marina e non le hopiù.Le scrivevo da me, senza incarico, senza consiglio,senza saputa di nessuno: le davo a copiare a due giovanisenza dir loro chi le aveva scritte, e quei le diffondevano.Pareva una legione, ed era io solo.Ma l eran carte, nonaltro che carte!Dopo alquanti giorni si seppe che nel teatro di Paler-mo e nel pubblico passeggio era stata un altra dimostra-zione di popolo assai più numerosa, onde fu deciso di ri-spondere la sera del 14 dicembre.Io avevo parecchiscolari calabresi, tra i quali Cesare Correa di Catanzaro,a me carissimo, ed altri tre giovani di Gioiosa, Erricod Agostino, Vincenzo Lucà, Raffaele Palermo i qualeavevano conosciuti quei cinque di Gerace, e me ne par-lavano sempre, ed erano accesi di sdegno.Io dissi loro: Ci vedremo il 14 .E in quella sera furono moltissimepersone, e si gridava:  Viva Palermo e la Sicilia .Edecco comparire gli sbirri, ecco i commessari Campobas-so e Morbillo, e un menar di mani, di bastoni, di stocchi.Il Correa menò botte da orbo, ne toccò, ma ne diede, esi salvò.Un nipote del Morbillo stava per venire ai ferricon lo zio.Grida, arresti, colpi, un parapiglia.Soprag-giunsero altri armati, e la via Toledo rimase vuota: ma ilfatto era fatto, la dimostrazione era avvenuta.I duecommessari acquistarono la grazia del re, andavano alpalazzo, riferivano a lui, avevano ordini da lui che facevail gran commessario di polizia e non si curava del mini-stro; disponeva fosse nominato cavaliere il Campobasso,il quale andò dal Pietracatella a chiedere l onore pro-messo, e questi scacciò di casa quello sbirro sfacciato;andò dal Del Carretto, il quale con fine ironia gli disse: Letteratura italiana Einaudi 181 Luigi Settembrini - Ricordanze della mia vitaOh, io proporrò al re che vi faccia commendatore .Gliarrestati furono parecchi tra i quali il duca FrancescoProto, Camillo Caracciolo dei principi di Torella, Gen-naro Sambiase duca di Sandonato; e si cominciò un granprocesso.Questi fatti accendevano gli sdegni di tutti, ac-crescevano il coraggio, scrollavano il governo: i prigio-nieri erano lodati, visitati dai loro conoscenti o da perso-ne che desideravano conoscerli: l andare in prigione eracome una moda, e tutti ne ridevano.Tra i prigionieri eraCarlo Poerio, arrestato sin dal 7 settembre dopo i fatti diReggio, uomo di non mediocre ingegno, facile parlatore,arguto, astuto, onesto, principe de cospiratori, tirava asé tutti i liberali che lo stimavano e lo amavano, e dipen-devano da lui; onde egli quantunque in prigione parlavacon tutti, consigliava, disponeva, ordinava ogni cosa,rinfocolava gli animi, prometteva, assicurava: e così peruna strana sciocchezza del governo, il carcere era muta-to in un ritrovo di liberali [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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